WWF Italia

Finisce l’era del carbone e dei grandi impianti industriali nelle città

 

Per oltre 150 anni, nelle città, abbiamo seguito un modello basato sullo sviluppo industriale senza affrontare alcune dicotomie fondamentali: ambiente e lavoro, ricadute sociali e salute.

 

Siamo di fronte a un bivio. Da un lato un modello di sviluppo vecchio e insostenibile, dall’altro una necessaria ristrutturazione dell’apparato produttivo e tecnologico, seguito da importanti svolte nei comportamenti individuali, collettivi e istituzionali con l’obiettivo di limitare la distruzione di ecosistemi e conservare un equilibrato benessere per le future generazioni.

 

La scienza afferma che certi impianti industriali dovrebbero essere assolutamente allontanati dalle zone densamente abitate, anche se realizzati avvalendosi degli standard tecnici più elevati al fine di contenere (per quanto possibile) le emissioni nocive.

 

A tal proposito risultano assai condivisibili le dichiarazioni rilasciate dall’AD di Enel nel corso di un’audizione alla commissione industria del Senato secondo cui le centrali Enel di Genova, Bari e Livorno «non sono più pensabili come siti produttivi, perché si trovano dentro agglomerati urbani, quindi non c’è possibilità di riconversione a nessuna tecnologia: faremo quindi partire processi di dialogo con il territorio».

 

Un ragionamento, quello fatto dal numero uno di Enel, che WWF ritiene debba essere applicato al caso dell’impianto di Vado Ligure di proprietà Tirreno Power che si colloca nel pieno centro abitato e i cui impatti sulla salute sono tristemente noti oltre che oggetto di importante indagine da parte della procura della Repubblica di Savona.

 

Se anche all’Enel si inizia a ragionare sulla chiusura di certi impianti ambientalmente insostenibili e sulla necessità di trovare altre soluzioni, ciò deve avvenire anche per gli altri impianti industriali.

 

Siamo convinti che proprio nei momenti di crisi si dovrebbe avere il coraggio di proporre e perseguire qualcosa di nuovo in termini di impianti produttivi e non sfruttare la paura e la disperazione sociale per fare accettare al cittadino anche le ipotesi più retrograde.

Scarica il comunicato stampa

 

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