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Brindisi: Nuovo studio CNR dimostra forte correlazione tra decessi e particolato secondario prodotto dalla Centrale Federico II

Davide Semeraro 
Davide Semeraro

Centrale Enel Federico II di Cerano – Brindisi

Secondo uno studio scientifico recentemente pubblicato sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health, la centrale a Carbone di Cerano (Brindisi) provocherebbe, considerando le sole emissioni di particolato primario e secondario, “sino a 44 decessi” l’anno nell’area di Brindisi, Taranto e Lecce.

 

Il nuovo studio, elaborato da tre ricercatori del CNR di Lecce e Bologna (Cristina Mangia, Marco Cervino ed Emilio Gianicolo), introduce una novità importante. Per la prima volta si studia in maniera diretta l’impatto del particolato secondario prodotto dalla Centrale Federico II di Brindisi, impianto a carbone tra i più grandi d’Europa. Il particolato secondario, frutto di reazioni chimiche fra ossidi di azoto e ossidi di zolfo, è stato sino ad oggi sottostimato negli studi sanitari e, secondo gli autori, “non dovrebbe essere ignorato nelle valutazioni di impatto ambientale e sanitario.

 

I ricercatori hanno stimato che sarebbero 4 i decessi annuali attribuibili al solo particolato primario. Il dato aumenta fino a 28 se si considera anche il particolato secondario. Tale stima non va assolutamente trascurata, poiché varia da un minimo di 7 a un massimo di 44 decessi l’anno che aumenterebbero sensibilmente se si considerassero tutte le tipologie di inquinanti emesse dall’impianto.

 

Brindisi è dunque l’esempio evidente di come le fonti fossili, carbone in primis, siano soluzioni sbagliate che danneggiano la salute e l’ambiente. Al fine di ridurre questi impatti è necessario puntare su un nuovo modello energetico basato su risparmio, efficienza e rinnovabili.

Scarica qui il testo integrale dello Studio Scientifico

 

 

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