COP22: “L’ Accordo di Parigi è inarrestabile”, appello di Marrakech per l’azione

Il giorno del grande affollamento è terminato: ieri per il lunghissimo corso centrale che attraversa la sede della COP22 era impossibile camminare, tra codazzi di gente che accompagnavano ai Capi di Stato e di Governo presenti e telecamere: sotto il sole, molto caldo, tutti erano costretti a lunghe gimcane e code. Oggi si riesce a muoversi, anche se le dichiarazione ad alto livello continuano. Mentre i gli alti esponenti dei Paesi continuavano i loro discorsi fino a notte fonda, la luna piena, sorniona, osservava il solito caos del deflusso, la solita lotta per un bus e per un taxi, invitando tutti a guardare i destini della Terra con una certa lungimiranza e, nonostante tutto, nonostante i negazionisti di Trump, nonostante i lobbisti fossili, nonostante l’inadeguatezza di molti governi, con ottimismo e capacità di agire, sapendo cogliere i segnali positivi.
Oggi qui a Marrakech conferenza stampa di John Kerry, segretario di Stato americano dell’Amministrazione Obama, e quindi in carica per altri due mesi. Un accorato discorso in difesa dell’Accordo di Parigi e di denuncia dei segnali allarmanti del cambiamento climatico: contemporaneamente veniva pubblicata la Strategia USA di Intensa Decarbonizzazione al 2050. Si pensa che Canada e Messico faranno lo stesso. Intanto il Portogallo ha annunciato che vuole diventare a emissioni zero entro il 2050, con sorpresa (positiva) delle stesse ONG portoghesi: un Paese europeo che ha finalmente capito che dalla crisi si può solo uscire lanciandosi nell’economia del futuro.
Molti Stati avevano già ufficialmente ribadito di essere impegnati ad attuare l’Accordo di Parigi, dal Brasile alla Cina, dall’India all’Unione Europea, all’Arabia Saudita. Ma a fine mattinata è arrivata la notizia di un vero e proprio “Marrakech Action Proclamation” sottoscritto dai capi di Stato, di Governo e di delegazione, di cui circola una bozza. Sempre oggi, quasi 400 grandi aziende USA, tra cui DuPont, Gap Inc., General Mills, Hewlett Packard Enterprise, Hilton, HP Inc., Kellogg Company, Levi Strauss & Co., L’Oreal USA, NIKE, Mars Incorporated, Schneider Electric, Starbucks, VF Corporation e Unilever, hanno chiesto alla nuova amministrazione americana di attuare l’Accordo di Parigi e continuare a perseguire un’economia a basso tenore di carbonio.
Questo dovrebbe scoraggiare la prossima amministrazione americana dallo sfilarsi apertamente dall’Accordo di Parigi. Però le mine vaganti continuano: c’è anche il pressing della Polonia per ospitare il primo vero momento importante dell’Accordo di Parigi, nel 2018, il dialogo facilitativo che dovrebbe iniziare la revisione dei target di riduzione delle emissioni dei singoli Stati, di gran lunga troppo modesti e insufficienti per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi. Sarebbe la terza COP a presidenza polacca prima di un appuntamento cruciale – cosi fu nel 2008, prima di Copenhagen, e nel 2014, prima di Parigi.
Si moltiplicano gli appelli a continuare con più decisione sulla strada di Parigi, dotandosi di target di riduzione delle emissioni coerenti con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi e ben al di sotto dei 2: persino il Direttore Esecutivo della IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia), Fatih Birol, presentando il World Energy Outlook, ha detto che gli impegni nazionali attuali per la riduzione delle emissioni di gas serra, anche se “un risultato”, sono inadeguate e la maggior parte dei governi devono e possono andare oltre.
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