Enel, il carbone colombiano e le violazioni dei diritti umani

In occasione dell’ultima assemblea degli azionisti di Enel, la Fondazione Culturale di Banca Etica –che nel 2007 ha acquistato alcune azioni di Enel ed Eni proprio allo scopo di prendere parte alle assemblee ed esercitare un ruolo di “azionariato critico”- ha sollevato la questione del preoccupante legame tra il colosso dell’energia e le gravi violazioni dei diritti umani in Colombia.
L’intervento si riferiva a quanto riportato nel rapporto “Profondo Nero”, prodotto da Re:Common: un viaggio sulla rotta del carbone -dalle miniere colombiane all’Italia- segnato da violazioni di diritti umani, crimini perpetrati da gruppi paramilitari ai danni delle popolazioni locali e interessi economici sempre prioritari rispetto alla vita e alla salute delle persone.
L’Amministratore Delegato di Enel, Francesco Starace, ha dichiarato: “Andremo a vedere di persona cosa succede in Colombia se non ci piace usciremo, come ha fatto Dong. Prenderemo sul serio tutte le segnalazioni che ci avete fatto, ma di questa storia siamo stufi e del carbone colombiano ci interessa il giusto”.
Nonostante la crescente attenzione di Enel per le energie rinnovabili, ad oggi il mix produttivo dell’azienda è ancora fortemente sbilanciato verso il carbone, il più pericoloso e inquinante dei combustibili fossili.
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