Il carbone oggi in Italia e nel mondo

Il carbone è la fonte di energia fossile più vecchia e più inquinante in assoluto: il suo utilizzo risale agli albori della rivoluzione industriale, nell’800. Il carbone rappresenta il combustibile con maggiori emissioni dannose per la salute umana e anche la principale fonte di gas serra: circa il 45% delle emissioni di CO2 provocate da combustibili fossili, corrispondente a 14,5 gigatonnellate di CO2 (dati IEA – CO2 EMISSIONS FROM FUEL COMBUSTION Highlights – 2017 Edition). Ciò nonostante oltre il 28% dell’energia consumata a livello mondiale è ancora ricavata dal carbone.
A dispetto della sua provata nocività, soprattutto i paesi emergenti ne fanno ancora un crescente uso per alimentare la loro crescita economica: basti pensare al gigante cinese, che da alcuni anni divora oltre la metà della produzione di carbone mondiale (il 50,6% nel 2016), e all’India che, pur assorbendone solo il 11% (dato BP relativo al consumo del 2016), ha visto crescere la domanda di ben oltre il 100% dal 2004 al 2016.
In Italia esistono attualmente 9 centrali a carbone operative che contribuiscono a coprire l’11% (dato TERNA per l’anno 2016) del consumo elettrico complessivo. Una percentuale relativamente piccola, ma che contribuisce comunque per circa 1/3 alle emissioni di CO2 dell’intero sistema elettrico italiano, e negli anni precedenti i dati erano ancora peggiori. Fino a poco tempo fa esistevano anche progetti di costruzione di nuove centrali (es. Saline Joniche in Calabria) o di nuovi gruppi a carbone (es. Fiumesanto in Sardegna) che, se portati a termine, avrebbero fatto salire di molto questi numeri. Progetti abbandonati per le mutate condizioni di mercato oltre che per la crescente opposizione riscontrata.
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Le riserve di carbone nel mondo
Secondo le stime più ottimistiche, sulla Terra rimane carbone per poco più di un secolo. Recenti studi indipendenti hanno però sottolineato come il picco del carbone (il punto di massima produttività) potrebbe essere raggiunto nel 2025 – a meno che non lo si consideri addirittura già raggiunto nel 2011, se si tiene conto solo del carbone realmente sfruttabile.
Le miniere di carbone, peraltro, sono piuttosto localizzate. I paesi che possono contare su giacimenti importanti sono pochissimi: USA, Russia, Cina, Australia, India, Germania (lignite), Kazakistan, Sudafrica, Indonesia. Ma alcuni di questi paesi sono anche i più grandi consumatori di carbone (o di lignite, come nel caso della Germania). L’Italia non è un produttore di carbone; anche per questo il tentativo, negli scorsi anni, di puntare sul carbone, oltre che una scelta suicida dal punto di vista ambientale e sociale, sarebbe stato insensato in quanto avrebbe solo aumentato la nostra già alta dipendenza energetica dall’estero.
Va sottolineato, inoltre, come il carbone non sia tutto uguale. Solo una parte del carbone presente sul nostro pianeta è estraibile a costi economici ed energetici convenienti: i nuovi giacimenti sono sempre più complessi da raggiungere e, di conseguenza, più difficili da sfruttare.
In ogni caso, anche con riserve ridimensionate dagli ultimi studi, rimane abbastanza carbone estraibile per sconvolgere il clima della Terra. Come più volte ha detto James Hansen, uno dei più grandi climatologi mondiali:
“L’abbondanza di carbone, lungi dall’essere un motivo di conforto, dovrebbe essere il nostro problema più grande.”
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