Il caso Vado Ligure approda in Francia

Alla vigilia del G7, in cui il tema clima sarà all’ordine del giorno, il 3 giugno si è svolto un importante seminario “Clima e carbone: il ruolo dello Stato azionista” presso il Parlamento Francese, evento patrocinato da Jean-Paul Chanteguet Presidente della Commissione Sviluppo Sostenibile e della pianificazione territoriale della Assemblea Nazionale. Nel seminario si è dibattuto sul ruolo dello Stato azionista di società energetiche, come ad esempio “Engie” (ex GDF Suez) proprietaria in Italia di metà delle azioni di Tirreno Power. La Francia è dunque il principale socio della società che possiede l’impianto a carbone di Vado Ligure, entrato nell’occhio del ciclone quando, nel marzo 2014, la procura di Savona ha disposto la chiusura dei 2 gruppi a carbone dell’impianto, mettendo sotto inchiesta i manager della società per disastro ambientale e omicidio colposo plurimo di più di quattrocento persone decedute per patologie connesse all’inquinamento nell’area di Vado tra il 2000 e il 2007.
Ricordiamo che alla fine del 2014 Francois Hollande aveva annunciato l’intenzione del Governo di metter fine al finanziamento pubblico per gli impianti a carbone nel mondo. L’Eliseo – che si trova a giocare un ruolo di rilievo in vista dei negoziati sul clima del vertice di Parigi del prossimo dicembre – ha la possibilità di far chiudere la centrale a carbone di Vado Ligure.
Nel corso del seminario è intervenuto l’avv. Matteo Ceruti (legale delle associazioni savonesi e nazionali a difesa e tutela dell’ambiente e della salute) relativamente al caso della centrale vadese e sul sequestro dei gruppi a carbone. Nel corso della dettagliata esposizione di Ceruti, le personalità presenti si sono mostrate estremamente interessate all’iter giuridico e scientifico di questo caso italiano, soprattutto riguardo alla possibile applicabilità nel contesto francese del procedimento adottato a Vado Ligure.
Scarica qui la relazione dell’Avv. Ceruti dal titolo “Il Caso della Centrale di Vado Ligure”
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