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Nuovo report WWF: “Politiche e misure per accelerare la transazione energetica e l’uscita dall’uso del carbone nel settore elettrico”

 
La Cop22 di Marrakesh è alle porte. Dal 7 novembre, infatti, con l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi per contenere l’incremento della temperatura entro i 2° centigradi, con l’obiettivo di limitarlo a 1,5° centigradi, la comunità internazionale si riunirà di nuovo in Marocco per affrontare l’emergenza planetaria del cambiamento climatico.
Proprio in vista della Conferenza di Marrakesh, il WWF Italia ha elaborato uno studio sulle “Politiche e misure per accelerare la transazione energetica e l’uscita dall’uso del carbone nel settore elettrico”.  Il carbone è, infatti, il combustibile a maggiore emissione di CO2 nella generazione di energia elettrica. Per ogni kWh di energia generata a carbone l’emissione di CO2 è pari a 870 grammi contro i 370 grammi del gas naturale e le “zero emissioni” delle fonti rinnovabili. È evidente che l’utilizzo del carbone non è compatibile con gli obiettivi ambientali per contenere il cambiamento climatico ed è quindi necessario predisporre una “via d’uscita” dall’utilizzo di questo combustibile fossile che favorisca un’equa transizione dei nostri mercati energetici.
Lo studio presentato durante il Press Briefing sulla COP22 del WWF evidenzia come l’utilizzo del carbone in Italia e in Europa sia ancora principalmente determinato dall’andamento dei prezzi dei combustibili fossili e non dalle politiche ambientali europee: il meccanismo dell’Emission Trading non garantisce continuità nella riforma dei sistemi energetici. In diversi paesi europei si discutono politiche e provvedimenti nazionali da affiancare alla normativa europea per garantire un progressivo abbandono del carbone.
Il dibattito ruota intorno a 3 possibili strumenti tra loro non alternativi ma complementari:
  • L’introduzione di strumenti fiscali per garantire il principio del “chi inquina paga” almeno sino a quando la direttiva ETS non tornerà a dare segnali di prezzo significativi sui mercati
  • La programmazione della chiusura delle centrali, il phase out, con le diverse parti sociali in maniera tale da porre tempi certi per l’uscita dalla generazione a carbone, comunque inevitabile, e garantire un’equa transizione anche per i lavoratori impiegati nelle centrali
  • L’introduzione di nuove regole per la finanza, coerentemente all’accordo di Parigi.
Lo studio del WWF ha calcolato l’impatto di questi strumenti nel mercato italiano riservando una particolare attenzione all’introduzione del meccanismo fiscale con un livello minimo di costo delle emissioni di CO2 per gli operatori termoelettrici ed un programma di uscita dalla generazione di energia a carbone entro il 2025.
L’introduzione di un meccanismo fiscale con un costo minimo delle emissioni di CO2 di 20 euro a tonnellata di CO2, fino a 30 euro nel 2022, permetterebbe di contenere le emissioni del settore termoelettrico al 2020 del -8% rispetto ad uno scenario di business as usual e di assicurare maggiori entrate per lo Stato pari a 800 milioni di euro l’anno, bilanciando le mancate entrate previste dalla vendita dei diritti di emissioni nell’ambito del meccanismo europeo di Emission Trading. Il provvedimento, incentrato sul principio del “chi inquina paga”, permetterebbe di raccogliere, nel breve periodo risorse economiche per impostare la crescita e la conversione dei sistemi energetici: nei primi anni il provvedimento avrebbe un impatto paragonabile a circa lo 0,25% delle entrate tributarie nazionali.
Programmare un phase-out dal carbone al 2025 permetterebbe di consolidare gli obiettivi ambientali nel lungo periodo garantendo un maggiore taglio delle emissioni del -9% al 2030 rispetto allo scenario di business as usual, pur non assicurando da solo i tagli alle emissioni richieste dagli accordi internazionali. Con il phase-out avremmo il vantaggio di poter impostare un’equa transizione per i 2500 lavoratori oggi impegnati nelle centrali e permette di focalizzare l’attenzione e le risorse sulle alternative disponibili.
In Italia, malgrado la crescita nell’ultimo decennio, il carbone rappresenta una fonte di poca importanza: per questa ragione è necessario chiudere al più presto il capitolo e porre con forza la questione della decarbonizzazione in Europa. Il WWF ha inteso offrire un’analisi delle politiche che il nostro Paese, dopo Gran Bretagna, Olanda, Belgio, Austria e Finlandia, può mettere in atto per dare seguito anche all’impegno preso dal Presidente del Consiglio in numerose occasioni, a partire dagli Stati Generali sul Clima del giugno 2015.
Nel merito della COP 22, il WWF ritiene che l’Accordo di Parigi rappresenti una svolta politica fondamentale che ha la possibilità di riorientare gli sforzi globali per risolvere uno dei più impegnativi problemi dell’umanità.
Sono segnali incoraggianti della perdurante volontà politica di affrontare il problema del cambiamento climatico il fatto che l’accordo entri in vigore il 4 novembre, molto prima di quanto chiunque avesse immaginato nel dicembre scorso, insieme ai recenti progressi dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO) e degli avanzamenti relativi all’applicazione del Protocollo di Montreal nell’ultimo meeting delle Parti (il 28°) che ha approvato la riduzione delle emissioni di HFC, idrofluorocarburi, e poi la loro eliminazione entro il 2028 (il che potrebbe ridurre di uno 0.5° C il riscaldamento entro la fine del secolo). C’è però ancora molto da fare per consentire che l’Accordo di Parigi, possa rilanciare le azioni per il clima e stimolare la trasformazione socio-economico ed energetica necessaria per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, limitando l’aumento della temperatura a 1,5° C.
Marrakech costituirà l’occasione per una meritata celebrazione, ma questo spirito positivo dovrebbe motivare le Parti a compiere progressi sostanziali nella prima COP dopo-Parigi.

“Politiche e misure per accelerare la transazione energetica e l’uscita dall’uso del carbone nel settore elettrico”

 

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