Quella Germania che fatica a staccarsi dal carbone

Siamo abituati a guardare alla Germania come un esempio virtuoso di efficienza. Sul campo dell’energia, però, c’è ancora molto da lavorare. La sezione tedesca del WWF ha recentemente pubblicato lo studio “Germany’s electric future/Coal phase-out 2035”, in cui si evidenzia quanto la dismissione del carbone sia urgente per il paese, tenuto a rispettare quanto sottoscritto con agli Accordi di Parigi.
L’obiettivo stabilito a Parigi nel 2015, riconfermato pochi mesi fa alla COP22 di Marrakech, è quello di limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale e per fare ciò è stato stimato che la quantità massima complessiva di CO2 fino al 2050 non debba superare gli 890 miliardi di tonnellate. Di questo budget complessivo, 10 miliardi spettano alla Germania e 4 miliardi sono solo per il suo settore elettrico.
Come chiaramente indicato nello studio, se la Germania vuole rispettare gli impegni presi deve immediatamente intraprendere un serio percorso di decarbonizzazione -volto alla chiusura di tutti gli impianti a carbone e a lignite entro il 2035- potenziando al contempo il settore delle energie rinnovabili, soprattutto quella eolica.
Non si tratta certamente di un percorso semplice, soprattutto considerando che attualmente il carbone rappresenta circa il 40% del mix energetico elettrico tedesco; non semplice eppure inevitabile, in quanto il carbone tedesco è responsabile di circa l’80% delle emissioni totali del settore elettrico.
Una situazione che, con tutta evidenza, non è più sostenibile.
Clicca qui per leggere una sintesi dello studio (in inglese).
Lascia un Commento